fbpx
Dal Diario di Giorgio

Ora mi ritrovo con una nuova consapevolezza di fronte ad una grande scelta: rimanere così a cavallo tra il mondo degli umani e il mondo divino, impantanato in questo limbo che mi porta solo alla morte (anche fisica). […] Impara Giorgio ad essere creatore, magnifico artista della tua vita! Non c’è una fine ma un continuo divenire. Sperare di svegliarsi un giorno illuminati è pura illusione. Ogni istante, ogni singolo momento che viviamo contiene già tutto, inclusa la felicità. Ricordati di viaggiare leggero.

Giorgio Agostini

Da un’esperienza di vita, le nostre radici

La Fondazione trae origine dalla storia vera di Giorgio Agostini.

Nel momento in cui gli fu diagnosticata la malattia, egli era all’apice della sua carriera di imprenditore. La sua mente brillante e razionale gli aveva permesso di diventare un manager di successo, con una grande capacità relazionale. Nel cassetto aveva tanti progetti di lavoro e tanti sogni personali.

Il giorno della diagnosi fu lo spartiacque della sua vita e lui, pianificatore puntiglioso ed attento, dovette rendersi conto ed accettare che il futuro non era più programmabile secondo gli schemi applicati fino ad allora.
Gli furono d’aiuto la sua grande determinazione, il suo altruismo e la sua generosità.

Iniziò così un percorso, parallelo al suo ruolo di imprenditore, durante il quale descrisse, in una sorta di diario, tutti i passaggi della sua personale ricerca evolutiva attraverso la quale volle dare risposta a domande come:

“Perché mi sono ammalato?”
“Perché è più difficile gestire una malattia rispetto ad un’azienda?”
“Perché nonostante i successi che ho ottenuto nella mia vita, mi sento sconfitto?”
“Perché sono arrabbiato con me stesso e con gli altri?”
“Come posso trasformare la sofferenza della mia malattia in un’opportunità di cambiamento per me stesso e per le altre persone?”

Le risposte a queste e ad altre domande le trovò grazie ad un lungo, difficile e doloroso lavoro introspettivo. Si rese conto che il punto focale sta nel fatto che ogni persona è unica ed irripetibile. Riuscire a prendere coscienza di questo, significa diventare consapevoli dei propri talenti, dei propri desideri più profondi, del proprio ruolo nella vita e nella società.

La grande via per raggiungere il proprio ben-essere si snoda, secondo le indicazioni di Giorgio, in cinque percorsi che conducono ad un’esistenza sana, equilibrata e serena. In questo modo scrisse: “Avremo gli strumenti per godere di tutto il bello dell’esistenza e per far fronte alle prove della vita senza restarne sopraffatti”.

Il senso della malattia di Giorgio ha preso forma dopo di Lui, concretizzandosi in una sorta di business plan per la nascita della Fondazione e la sua crescita.

Dopo la sua morte, il concetto di trasformazione ha investito anche i genitori e il fratello che hanno deciso di vendere l’azienda di famiglia e di creare nel 2016 la Fondazione Le Cinque Vie di Giorgio, non in memoria di Giorgio, ma grazie a lui.

Dal Diario di Giorgio

giorgio®
giorgio-agostini

Chi sei giorgio...? Sii ciò che sei. Sii cuore, sii mente, sii spirito, sii infinito senza limiti, sii divino, sii Amore

Esplora nuovi mondi. Lascia andare, fatti trasportare
Lascia andare...lascia andare tutto...

Ciò che mi attende è un terreno inesplorato, nuovo, che per certi versi mi spaventa.
Sento il bisogno di nobilitare la mia esistenza, sento un forte richiamo a prendermi cura di altri.
Se faccio il punto degli strumenti nuovi che ho acquisito in questo tempo trovo:
• un po' di fede nell'universo
• il sentire più sviluppato
• la consapevolezza del rispetto verso di sé
• la consapevolezza del destino
• la consapevolezza che la felicità è nell'unione con l'universo.
• mi sento protetto

E' chiaro che la mia vita è stata totalmente rovesciata e rivoluzionata da dicembre 2008 e che nulla potrà più essere come prima.

C'è del lavoro qui, c'è del gran lavoro qui, tutto ruota intorno all'idea di “non farcela” di, non avere abbastanza tempo e riflette l'angoscia intima un po' celata che accompagna la prospettiva degli impegni di novembre (lavoro, violino, tai chi, fiera, verifica Iso) a fronte di un bisogno di riposo, della volontà di non stressare oltremodo il mio veicolo psicofisico per lasciargli le energie sufficienti a continuare la mia ricerca.

Dopo giorni di faccia a faccia con la mia paura, momenti di intimo flirt con lei l'ho vista, l'ho capita, l'ho accolta, si è lentamente disciolta dentro il mio essere. Continuo ad esserci, ma in un altra forma, una forma che non fa “paura” (la paura della paura)